Riprenderà l’irrigazione delle colture agricole sia attraverso le acque della diga San Giovanni (soprattutto in favore dei vigneti nell’hinterland di Naro, Canicattì, Campobello di Licata, Castrofilippo, etc…) sia attraverso le acque della diga Furore. Ma non si sa sino a quando.
L’autorizzazione dell’Autorità di Bacino
In base a quel che è dato sapere al nostro quotidiano online, l’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia avrebbe già pianificato temporaneamente -sulla scorta delle risorse disponibili al momento- le risorse idriche del sistema delle dighe San Giovanni-Furore, autorizzandone l’uso irriguo.
Ovviamente, la situazione non è rosea. L’ultima irrigazione delle colture ortive nei terreni dell’hinterland Favara-Villaggio Mosè-Palma Montechiaro risale, per esempio, al 10 gennaio scorso (quasi un mese fa), tanto che i produttori agricoli hanno dovuto rinunciare al trapianto del melone retato, coltura prelibata del territorio.
Ma anche i vigneti del comprensorio canicattinese hanno tanto bisogno d’acqua.
La situazione delle dighe
L’anno scorso, in questo stesso periodo dell’anno, ovvero alla data del 5 febbraio 2024, i due invasi del territorio di Naro avevano un volume utile complessivo di 5.650.000 mc di acqua. Quest’anno, alla stessa data del 5 febbraio, ne hanno molto meno della metà: 2.413. 213 mc.
Se non pioverà, l’irrigazione autorizzata potrà durare poco, anzi pochissimo. Allo stato, infatti, la situazione di siccità non accenna ad alcun miglioramento. Di conseguenza, con le attuali risorse idriche delle due dighe sarà difficile soddisfare il fabbisogno irriguo.
Indispensabile la pioggia
Solo se dovesse piovere piuttosto abbondantemente, potrebbe esserci acqua sufficiente alla soddisfazione delle esigenze dei produttori agricoli serviti dalle reti irrigue degli invasi per il tramite del Consorzio di Bonifica Ag3.
Ma intanto, gli agricoltori potranno tirare un temporaneo respiro di sollievo.