Il Segretario Generale della CGIL di Agrigento, Alfonso Buscemi, condivide il pensiero del Prefetto di Agrigento, Salvatore Caccamo, circa la necessità di costruire una sinergia forte e strutturata tra enti pubblici, associazioni, mondo del lavoro e imprese sane per l’utilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Il Prefetto ne aveva parlato, intervenendo al congresso della Confederazione Nazionale dell’ Artigianato, e adesso il segretario generale della CGIL sottolinea l’importanza di “restituire questi beni alle comunità, trasformandoli in presidi di legalità, sviluppo e inclusione”.
“Per la CGIL, i beni sottratti alle mafie rappresentano un patrimonio collettivo che deve essere valorizzato attraverso progetti concreti: insediamenti produttivi, spazi per l’inclusione sociale, attività culturali, servizi ai cittadini e luoghi di aggregazione giovanile” -dice Alfonso Buscemi.
E precisa che “secondo i dati disponibili, la provincia di Agrigento conta oltre 400 beni confiscati alla criminalità organizzata, tra cui immobili e aziende. Di questi, molti risultano inutilizzati o in stato di abbandono. Terreni e appartamenti, che potrebbero essere utilizzati per finalità istituzionali o sociali, come emergenza abitativa, scuole, centri per minori, anziani, o per attività culturali e sportive. Tuttavia, molti di questi beni non sono ancora stati restituiti alla collettività a causa di ritardi burocratici e mancanza di progettualità”.
“Non possiamo permetterci che questi beni restino inutilizzati o, peggio, tornino nell’orbita del malaffare. Servono volontà politica, strumenti operativi rapidi e un’alleanza ampia tra istituzioni, sindacati, associazioni del terzo settore e imprese etiche” -continua Buscemi.
“Come CGIL siamo pronti a fare la nostra parte, anche attraverso il coinvolgimento diretto dei lavoratori e delle cooperative sociali. Inoltre, riteniamo utile il rilancio voluto dal Prefetto del Tavolo Provinciale Permanente sulle aziende sequestrate e confiscate presso la Prefettura per coordinare le progettualità esistenti e stimolarne di nuove, coinvolgendo attivamente tutti i soggetti interessati” -aggiunge.
“Costruire legalità significa creare opportunità e lavoro vero. È questa la sfida che abbiamo davanti: trasformare ciò che è stato simbolo di oppressione mafiosa in strumento di rinascita e dignità per il nostro territorio” conclude Buscemi.