Abbiamo il piacere di ospitare l’ex comandante della Tenenza dei Carabinieri di Favara, Maggiore Leonardo Mirto, recentemente in pensione dopo aver dedicato la sua vita a servire lo Stato.
A Favara ha trascorso pochi anni prima del pensionamento, ma ha lasciato un grande messaggio di legalità.
È stato il maggiore Mirto ad accendere il faro dell’attenzione sul degrado di una parte del centro storico, sull’ignobile fine dello spazio esterno della piscina comunale utilizzato come area di stoccaggio dei rifiuti e lungo è l’elenco delle sue attività
Abbiamo, dicevo, il piacere di ospitare il maggiore Mirto e nello stesso tempo, il grande onore di ricordare il Brigadiere Legrottaglie che all’Arma e allo Stato ha donato la sua vita.
Leonardo Mirto
Non sono diventato all’improvviso un “leone da tastiera” anzi, per chi mi conosce, sono sempre stato molto riservato e attento nell’esternare i miei pensieri, ma la morte del povero Brig. Capo Legrottaglie, mi ha colpito particolarmente perché anch’io, da qualche mese, sono in pensione e quindi so cosa significa fare il nostro mestiere quando ti manca poco alla pensione.
Fatta questa breve premessa ricordo, quando ero ancora in servizio, che spesso ripetevo ai miei carabinieri la frase: “anzianità=professionalità”. Ebbene, questi due sostantivi, incarnano quello che era il povero Brig. Capo Legrottaglie; UN VERO CARABINIERE! All’ultimo giorno di servizio, non ha esitato ad inseguire l’autovettura che non si era fermata all’ALT. Poteva benissimo inseguire l’auto ma poi, una volta fermatasi, evitare di rincorrere a piedi uno dei malviventi e quindi informare la C.O. per l’invio di altre pattuglie sul posto.
Il Brig. Capo LEGROTTAGLIE (mi piace ripetere il suo cognome) non si è sottratto al suo dovere ma, come è giusto che sia, da vero carabiniere anche a fine carriera, ha fatto il suo dovere. Qualcuno sicuramente si chiederà perché l’ha fatto?
Fare il carabiniere (per la stragrande maggioranza dei CC, ovviamente non per tutti) è una passione ma, soprattutto, una scelta di vita.
Sono sicuro che il Brig. Capo LEGROTTAGLIE in quei momenti, non ha assolutamente pensato di essere prossimo alla pensione anzi, di questo sono sicuro per esperienza personale, voleva dimostrare che un carabiniere, anche a fine carriera, rimane tale e non si sottrare al suo dovere.
Aggiungo, e di questo sono sicuro, non l’ha fatto con il pensiero di qualche riconoscimento (i famosi encomi) quelli, non sono ipocrita, fanno piacere ma, a fine carriera, la valutazione è diversa.
Termino con l’augurio che la morte di questo carabiniere faccia ricredere tutte quelle persone che spesso, nei vari programmi televisivi, offendono l’Arma per qualche episodio (fisiologico per un’Istituzione con più di 100.000 carabinieri) poco gratificante commesso da qualche carabiniere o magari si arrogano, seduti tranquillamente in una poltrona, di giudicare l’operato di una pattuglia, senza avere alcuna esperienza (qualche “maschietto” non ha nemmeno fatto il servizio militare) cercando di spiegare cosa dovevano o non dovevano fare in quell’occasione i carabinieri.
Voglio ricordare ai più che, in una frazione di secondi o qualche minuto sotto stress, un carabiniere che interviene in un contesto operativo, deve prendere una decisione quando invece, un avvocato o un magistrato (free from any controversy) ha tutto il tempo di prendere visione degli atti e documentarsi magari leggendosi diverse sentenze di Cassazione.
Riposa in pace Sig. Brig. Capo LEGROTTAGLIE.