Primo appuntamento con la rubrica “Pagine da scoprire curata dal prof. Calogero Sorce. Un enigma che inquieta: Racconto d’autunno di Tommaso Landolfi
Ci sono libri che, pur nella loro apparente semplicità di trama, si insinuano nella memoria come incubi lucidi. Come non iniziare con un classico del Novecento, con un breve romanzo che rimanda alla stagione dell’anno che più ci avvicina alla riflessione e alla meditazione su ciò che l’estate ci ha lasciato e ci prepara al lungo inverno della vita? Racconto d’autunno (1947) di Tommaso Landolfi appartiene a questa categoria: un romanzo breve, ma denso di ambiguità e atmosfere sospese, capace di tenere il lettore in uno stato costante di smarrimento.
La vicenda prende avvio durante gli ultimi mesi della guerra: un giovane partigiano in fuga trova rifugio in una villa isolata, abitata da una donna misteriosa. È l’inizio di un intreccio che si muove tra attrazione e diffidenza, tra il fascino della protagonista e il senso di pericolo che aleggia nelle stanze della casa. Ma ciò che colpisce non è tanto la trama – essenziale, quasi scheletrica – quanto l’alone di irrealtà che Landolfi costruisce con una scrittura densa, allusiva, sempre sul confine tra sogno e incubo.
Il romanzo è intriso di echi gotici: la villa diventa un luogo chiuso, claustrofobico, dove il tempo sembra fermarsi, e la figura femminile assume contorni spettrali, oscillando tra la presenza reale e la creatura d’ombra. Landolfi non offre mai appigli definitivi: il lettore è trascinato in una zona di incertezza, dove la guerra resta sullo sfondo e la dimensione fantastica prende il sopravvento.
Ciò che resta, alla fine, è un senso di inquietudine. Racconto d’autunno è un libro breve, ma chiede al lettore di sostare a lungo tra le sue righe, di accettare il dubbio come parte integrante dell’esperienza di lettura. È questo il segreto della sua forza: non dare risposte, ma spalancare domande.
Calogero Sorce










