Lascia anche la direzione di Gibellina Capitale italiana dell’Arte contemporanea 2026. Dopo aver lasciato quella di Agrigento Capitale della Cultura Italiana 2025.
“Non credo di avere la fiducia di Schifani”
La notizia appare stamattina sul quotidiano Repubblica/edizione regionale di Palermo che intervista lo stesso Roberto Albergoni.
Il quale stavolta si toglie qualche sassolino dalle scarpe.
E dice candidamente: “Non credo di avere la fiducia del presidente Schifani. Non voglio mettere in difficoltà Gibellina e il suo sindaco, che stimo. Meglio andare via. La mia presenza ormai era considerata fastidiosa. Non voglio rivivere quello che ho vissuto ad Agrigento”.
Differenza tra Agrigento 2025 e Manifesta
Albergoni ha sempre palesato di non voler disperdere il percorso socio-culturale che nel 2018 ha visto protagonista la Città di Palermo, Capitale Italiana della Cultura e sede di Manifesta 12, la biennale nomade europea di arte e cultura contemporanea, gestita dall’omonima fondazione, di cui Roberto Albergoni era direttore generale.
Rispondendo a una domanda dell’intervista a Repubblica e parlando della fondazione Agrigento 2025, egli dice: “La fondazione, ancora senza sede, doveva essere uno strumento agile, ma è diventata una macchina di burocrazia peggio di un Comune. Per “Manifesta” a Palermo avevo gestito la fondazione senza nessun problema. Ad Agrigento è stata creata una cosa insensata”.
Vivificare il conflitto anziché far le cose
E poi, tra le altre tante cose, dice pure: “Non è stata compresa l’importanza e il valore di questa occasione. La politica ha cercato di imporre una logica di appartenenza. Il sindaco Micciché, persona a cui sono affezionato, non è riuscito a imporre e a mantenere la visione del progetto iniziale che prevedeva la condivisione del progetto con la città, con le realtà esistenti”.
“È venuta fuori la conflittualità autodistruttiva, la guerra di tutti contro tutti. Tenere in piedi il conflitto diventa più importante che fare le cose. Nel progetto di Agrigento Capitale avevamo scritto, in riferimento a Empedocle, che bisognava recuperare l’armonia tra gli elementi. Non immaginavo che era quasi una profezia”.
L’armonia tra gli elementi
Non è stata recuperata l’armonia tra gli elementi e c’è stato altro: “Logiche di appartenenza che partono dai politici nazionali, regionali e locali e scendono sempre più giù. Il Cda della Fondazione non ha competenze specifiche sui progetti culturali, ma è stato formato con il bilancino degli equilibri tra esponenti politici”.
Ecco. Da un lato, il sindaco Miccichè che non sa imporre la visione del progetto che prevedeva la condivisione con la città. Dall’altro lato, la conflittualità autodistruttiva, appena lenita dal bilancino degli equilibri politici che spartisce rappresentanze d’appartenenza senza competenze specifiche.