“Lo diceva un vecchio proverbio siciliano: “tavula stisa e minestra ‘mpiattata” che in lingua italiana equivale a “tavola apparecchiata e minestra già in piatto”; a voler significare che si fa così come previamente ed accuratamente predisposto, senza tener conto delle ragioni altrui”.
Inizia con queste parole il duro comunicato-stampa che hanno diramato i 6 consiglieri della minoranza del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia.
La situazione in atto
Sono i consiglieri della lista Agire che non è riuscita ad avere la meglio nei confronti della lista Altra Psicologia che ha conquistato la maggioranza dei seggi nel Consiglio (9 su 15) ed ha eletto il Cda, insediandovi quattro dei suoi consiglieri: Vincenza Zarcone (Presidente ), Carmelo Capobianco (Vicepresidente ), Paolo Sidoti Olivo (Segretario ), Liviana Sciacca (Tesoriere ).
In pratica, la lista Agire non solo non è rappresentata nel CdA dell’Ordine, ma pure le sue proposte e i suoi suggerimenti non vengono tenuti in considerazione durante le deliberazioni del Consiglio.
La protesta per le decisioni del Consiglio
Pertanto i sei consiglieri della lista Agire denunciano “quanto avvenuto nella seconda riunione del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia”.
“Ci siamo trovati di fronte a una gestione autoritaria e priva di qualsiasi apertura al confronto democratico” -dicono.
“La maggioranza ha imposto le proprie decisioni senza lasciare alcuno spazio al dialogo, trasformando il consiglio in una farsa istituzionale” -aggiungono.
Le commissioni nominate
“Uno dei punti all’ordine del giorno riguardava la composizione delle commissioni di Tutela e di Redazione, entrambe di cinque membri. La maggioranza ha deciso di escludere la possibilità di coinvolgere membri professionisti esterni, ad eccezione del legale, riducendo così la qualità e l’imparzialità del lavoro delle commissioni” -dicono ancora.
Poi, sbottano: “Ancora più grave è stata la gestione della composizione della commissione sulla deontologia (responsabile dell’istruttoria dei casi concreti riguardanti le regole professionali): la maggioranza ha imposto e scelto cinque nomi su cinque, impedendo a chiunque di avanzare proposte alternative. Un vero e proprio atto di prepotenza che svilisce la funzione dell’Ordine e riduce il dibattito a un mero atto formale senza alcuna sostanza. Specialmente in un ambito che abbisogna di continuo confronto e vivo dialogo, come quello delle infrazioni delle regole professionali che non può essere governato senza il rispetto delle minoranze.”
La negazione del dialogo
“E’ andato tutto come previsto dalla maggioranza: senza alcun rispetto per la partecipazione della minoranza, imponendo i nomi delle commissioni, non discutendo democraticamente dei criteri per le nomine dei delegati dell’Ordine presso enti e organismi terzi e/o partecipati” -scrivono inoltre i sei consiglieri dell’Ordine.
“In pratica la maggioranza ha deciso e poi ha portato all’ordine del giorno del Consiglio ciò che aveva previamente deciso, senza un minimo di dialogo vero, ma con assoluto sprezzo per la minoranza. Sprezzo che talvolta è stato accostato ad una forma di derisione delle posizioni divergenti che si voleva far emergere” -continuano.
L’acquisto dei locali della sede
Quindi la stoccata finale contro la decisione di acquistare i locali per la nuova sede dell’Ordine che -secondo i consiglieri di minoranza- sottrarrà fondi preziosi da impiegare per nuovi e migliori servizi a favore degli iscritti.
“Non meno discutibile” -dicono- “è l’approccio sul tema dell’eventuale acquisto o locazione di una nuova sede per l’Ordine, dato il contratto attuale in scadenza. La nostra opposizione ha chiarito di essere fermamente contraria all’acquisto: riteniamo che le risorse debbano essere impiegate per fornire nuovi servizi agli iscritti e per l’istituzione di sedi territoriali più vicine ai colleghi. La nostra proposta è stata completamente ignorata, come tutte le altre avanzate dall’opposizione”.
I consiglieri della lista Agire concludono: “Denunciamo con fermezza questa gestione autoritaria e continueremo a batterci affinché l’Ordine torni a essere la casa di tutti, e non il feudo di pochi”.